Il bottigliere del Papa e i vini di Lucca e Massa

Intorno alla metà Cinquecento il bottigliere pontificio Sante Lancerio inviava una lettera al suo “padrone et benefattore” Guido Ascanio Sforza. Nella lettera saranno elencati i migliori vini da lui assaggiati e giudicati da Papa Paolo III Farnese, durante il suo pontificato dal 1534 al 1559.

Infatti Sante Lancerio aveva un compito che oggi sarebbe invidiato: quando accompagnava il Papa nei suoi viaggi e incontri pubblici, egli doveva assaggiare e selezionare di volta in volta i vini migliori, compresi quelli che il Papa riceveva in dono.

Definito come il bottigliere (oggi diremmo sommelier) Lancerio era anche storico e geografo, tanto che descrive bene il territorio di produzione di ogni singolo vino. Egli giudicava in maniera tagliente i vini che non gli piacevano. Non è raro leggere nella sua guida “qui non sanno fare vini“.

Ma della Toscana cosa ha detto? In particolare parla di diverse città, di Lucca e Massa scrive:

“Di qui a pranzo a PorCari villetta, et la sera ad una Villa di Martino Buonvisi, dove qui si trovò buonissimi vini. La mattina, che fu in Domenica, Sua Santità fece l’entrata in Lucca, città unica per la sua libertà et patria mia in quanto allo spirituale. Dove qui sono vini assai, ma non troppo buoni, se già non sono di quelle ville circonvicine, chè dalle parti montuose vengono ottimi vini bianchi et rossi. Et qui sua Beatitudine fece una sontuosa entrata pontificale, che non lo vidi mai entrare a cavallo et col
Regno in capo, se non in questa alma città, et qui stette alquanti giorni.’ Di poi andòt a pranzo alla villa di Massa, dove qui sono buoni vini amabili, et la sera alloggiò a Pietra Santa che fa buon vino. La mattina pranzò a Massa di Carrara, dove il cav. Cibo fece gran carezze a S. Beatitudine di buoni vini. La sera andò a Serezzana (Sarzana, ndr) che fa buoni vini, massime di quelle ville di quei Marchesotti Malaspina. Et in questo luogo si trovò Mons. Puliasca, vescovo di Sarzana, che haveva un sacco di ciambelle et pane papalino di Roma, et si fece honore. La mattina pranzò alla Gulla che ha buoni vinetti, la sera a Pontremoli, che ha buon vino.”

Oggi naturalmente tutti quei vini si trovano sotto diverse denominazioni DOP e IGP, con un pedigree formidabile.

Nel 1876 il professore Giuseppe Ferraro decide di dare alle stampe per la prima volta il manoscritto di Sante Lancerio con il titolo I vini d’Italia giudicati da Papa Paolo III (Farnese) e dal suo bottigliere Sante Lancerio. Il testo è oggetto di collezionisti, proprio per questo è stato ripubblicato con tutta la sua selezione di vini ed è disponibile nelle edizioni I grandi classici della Sandit Libri: